I brani scritti dai Pink Floyd, nei quali il gruppo si è schierato apertamente contro ogni forma di guerra e ostilità.
Come molti artisti del panorama musicale – tra cui i Beatles – anche i Pink Floyd si sono schierati apertamente contro ogni forma bellica e di totalitarismo. Scopriamo insieme i brani che il gruppo fondato da Syd Barrett ha scritto contro la guerra.
Corporal Clegg – 1968
Questa canzone parla di un soldato che ha perso una gamba durante la Seconda Guerra Mondiale e di sua moglie alcolizzata. È la prima menzione di guerra in una canzone dei Pink Floyd. Il titolo omaggia Thaddeus Von Clegg, l’inventore del kazoo. Roger Waters disse, alla rivista Mojo nel dicembre 2009, che questa canzone era autobiografica. Spiegò: “Il caporale Clegg parla di mio padre e del suo sacrificio nella seconda guerra mondiale. È in qualche modo sarcastico: l’idea che la gamba di legno sia qualcosa che hai vinto in guerra, come un trofeo“. Il video:
A Great Day for Freedom – 1994
A Great Day for Freedom fa riferimento a eventi storici verificatisi nei 5 anni precedenti la sua uscita: il crollo del comunismo e il successivo caos e guerra in diversi paesi. David Gilmour rivelò, nel corso di una intervista a The Sun – del 26 settembre 2008 – che scrisse questa canzone insieme alla moglie Polly. Gilmour disse: “Quella canzone parla delle conseguenze della caduta dello stato totalitario. In primo luogo, è stata una gioia per le persone riavere la libertà della democrazia, che poi è stata orribilmente rovinata dalla pulizia etnica e dal genocidio, in particolare in Jugoslavia“. Il video:
Another Brick In The Wall – 1979
Another Brick in the Wall è divisa in tre parti, tutte concentrate intorno allo stesso tema. In questa canzone, il narratore rivela i principali eventi della sua vita che portano lui e molte altre persone a distaccarsi mentalmente dal mondo esterno, costruendo – per l’appunto – un muro di mattoni, che lo tiene al riparo dalle ferite che il mondo può infliggergli. Nella canzone – incentrata sul periodo della Seconda Guerra Mondiale – il narratore descrive la sua infanzia come traumatica, in cui suo padre lo lascia per andare a combattere la guerra. Il genitore non torna più, lasciando questo bambino con nient’altro che un ricordo e una vecchia foto nel suo album di famiglia. Il video:
Bring The Boys Back Home – 1979
Roger Waters descrisse Bring the Boys Back Home come “la canzone centrale dell’intero album“. Come in Another Brick In The Wall, il testo si concentra sui continui effetti negativi della guerra, le conseguenze personali che scaturiscono anche molto tempo dopo che le ultime bombe sono state sganciate e il conteggio dei morti. Il messaggio è chiaro: la guerra, le divisioni sociali, i muri della società, hanno tutti effetti duraturi inimmaginabili che sopravvivono – di gran lunga – alle controversie su cui sono stati basati. Il messaggio è in – gran parte – una riaffermazione (o un capovolgimento, a seconda di quale versetto dell’Antico Testamento si cita) del passaggio biblico sui peccati del padre che si riversano sui figli. Secondo Waters, i peccati (o meglio, le azioni) di una generazione si riversano sicuramente nelle generazioni successive. Pertanto, nel brano, si trasmette questo concetto, formulando un appello universale al fine di “riportare i ragazzi a casa” in modo da non “lasciare i bambini da soli“. Il video:
Childhood’s End – 1972
Questa canzone è stata uno dei momenti salienti dell’album Obscured By Clouds, nonché fu utilizzata come colonna sonora del film francese La Vallée, diretto da Barbet Schroeder nel 1972. Il titolo Childhood’s End è tratto dall’omonimo romanzo di fantascienza di Arthur C. Clarke che, in italiano, fu tradotto con Le guide del tramonto. Sebbene David Gilmour conoscesse il romanzo, il testo ha poco a che fare con il libro. La canzone riflette sull’invecchiare e sull’osservazione della vita mentre procediamo sul nostro cammino dopo esperienze incisive (come la guerra e i suoi postumi). Il video: